Sono oggi veramente molte le definizioni che vengono attribuite alle tante discipline e tecniche di riequilibrio e per il benessere che giungono a noi dall’Oriente (Cina, Giappone, India) ed ultimamente anche dal resto del mondo e dall’America.
Ogni regione del mondo, nei secoli ha sviluppato dei metodi “tradizionali” di supporto della persona che sono serviti efficacemente alla popolazione per ritrovare il proprio benessere. Inoltre, in molti casi, queste tecniche si sono sviluppate all’interno del contesto sociale e/o religioso del paese di provenienza.
Durante il periodo degli anni '60 e della New Age e, successivamente, con la sempre maggiore facilità di viaggiare, con le aperture dei paesi orientali verso l’Occidente e con l’avvento di internet, queste discipline sono gradatamente venute a conoscenza anche dei paesi occidentali e dell’Europa. Oggi sono decine di milioni le persone che si dedicano a queste discipline o che vi ricorrono nei periodi di necessità.
La maggior parte di queste tecniche e filosofie sono state erroneamente etichettate come “alternative”, generando in molti l’idea fuorviante che dovessero sostituirsi alle tecniche occidentali e dando per implicito che le metodologie occidentali potessero essere sbagliate o non sufficientemente efficaci. Questo approccio ha spesso generato scetticismo da parte dei più ed in alcuni casi una spaccatura tra chi decideva di dedicarsi al proprio benessere attraverso le nostre tecniche tradizionali e chi invece lo faceva attraverso queste discipline orientali.
In realtà questa divisione è, a nostro avviso, priva di significato, in quanto la filosofia orientale, qualunque sia la provenienza, parla di equilibrio e di approccio olistico (si definisce olistico, dal greco όλος, cioè "la totalità", un approccio integrativo alla salute della persona, prendendo in considerazione tutti i suoi aspetti: il fisico, le emozioni, la mente e lo spirito) alle persone.
In altri termini non esiste la tecnica o il metodo “giusto”, ma dovremmo integrare le nostre conoscenze con buon senso, applicandole all’individuo affinché possa raggiungere un sempre più alto grado di benessere ed armonia.
Dovremmo, in altre parole, integrare le ottime tecniche mediche che abbiamo raggiunto, con un approccio più orientato al benessere e alla persona nel suo insieme, così come gli orientali ci insegnano.
In questo senso il termine “complementare” (ciò che si aggiunge a qualcosa completandolo) riteniamo che possa essere oggi il più corretto che possiamo utilizzare, in modo che questa disciplina possa integrarsi con il nostro sistema sociale e sanitario per portarci i maggiori benefici possibili.
Crediamo quindi che oggi, quando si parla di Reiki, il termine più corretto da utilizzare sia appunto quello di disciplina complementare.
Il Reiki, in quanto vera disciplina olistica, si affianca splendidamente, completando e supportando qualsiasi altra disciplina, cura, terapia si stia facendo, aumentandone l’efficacia e permettendo un vero approccio olistico al nostro benessere.
Numerosi centri ospedalieri in tutto il mondo affiancano oggi Reiki alle terapie convenzionali. In molti centri statunitensi e canadesi Reiki è utilizzato per lo più dal personale infermieristico e dai fisioterapisti, affiancati anche da volontari, e fa parte del curriculum formativo di queste figure professionali. Passi in avanti si stanno facendo anche in Italia, soprattutto nei centri dove questa integrazione con le medicine complementari è più sentita, dove sono cominciati dei progetti di sperimentazione e integrazione.
Le caratteristiche di semplicità e disponibilità di utilizzo del Reiki lo rendono un metodo straordinario, che si affianca senza alcuna controindicazione alle terapie convenzionali.
Senza essere mai invasivo, Reiki può essere praticato in ogni situazione, senza l’uso di strumenti particolari, con il semplice appoggio delle mani degli operatori sul corpo della persona, in qualsiasi posizione si trovi, rendendolo così facilmente fruibile in ogni circostanza.
L’Accademia si sta adoperando per questo risultato già da alcuni anni, aprendo nuove strade e progetti di integrazione e affiancamento alle strutture sanitarie, che ci fanno ritenere che sia questa la giusta strada da percorrere a maggior vantaggio di tutti.
Torna alla pagina "Reiki e Sanità"